Recensione
Ciao amici! La scorsa settimana mi sono lasciata tentare dal fenomeno letterario che ha contagiato i lettori italiani (la saga Blackwater) e ho terminato velocemente il volume intitolato "La piena" (The Flood).
Pubblicata per la prima volta nel 1983, questa serie ha riscosso un enorme successo in Francia ed è quindi arrivata in Italia grazie alla lungimiranza di Neri Pozza . Michael McDowell l'ha concepita come un racconto a puntate, rifacendosi probabilmente ai celebri feuilleton che spopolavano nell'Ottocento in Europa, grazie ai quali tanti romanzieri, da Dumas padre a Charles Dickens, hanno costruito la loro fortuna.
Sappiamo che la volontà dell'autore non è stata purtroppo rispettata dal suo primo editore, il quale ha preferito optare per un volume unico, piuttosto che orientarsi su una cadenza bisettimanale. "La piena" presenta da un'atmosfera tesa, in cui il soprannaturale si intreccia con una potente saga familiare, uno spaccato dell'America dei primi del Novecento e dei flash splatter che impediscono al lettore di rilassarsi e abbassare la guardia. Il pericolo col quale gli abitanti di Perdido, in Alabama, si scontrano ha un nome e un volto: Elinor Dammert. La sua folta chioma fiammante e l'aria distaccata nascondono un segreto che nei volumi seguenti verrà certamente svelato, ma intanto i lettori possono solo assistere impotenti ai suoi tentativi di accattivarsi la simpatia degli uomini e ai battibecchi con la scaltra Mary-Love Caskey, a cui nessuno, prima di allora, aveva mai tenuto testa. Blackwater è certamente fuori dalla mia confort zone letteraria, in quanto rifuggo l'horror e l'inquietante, dando la precedenza ai fantasy tradizionali e medievaleggianti, ma è riuscita comunque ad incuriosirmi. McDowell è stato lo sceneggiatore di Nightmare Before Christmas, quindi potete immaginare come abbia saputo stregare il lettore, elargendo informazioni e assestando pugnalate alle spalle quando meno lo si aspetta.
Voto: 4/5
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