Leryn: Nel Post precedente abbiamo parlato della Radical Book Fair, adesso siete voi al centro dell'intervista.
Radical Ging: Grazie per averci invitato, è un piacere partecipare all'evento.
Leryn: Il primo Post del blog Radical Ging riguardava l’edizione del 2017 del Salone Internazionale del Libro di Torino. Da allora avete macinato recensioni, interviste e approfondimenti sempre con lo sguardo attento e lo stile accattivante che ormai vi contraddistinguono.
Come scegliete gli argomenti da trattare nei vostri post? Vi avvalete di un piano editoriale?
Radical Ging: Quando abbiamo creato Radical Ging lo abbiamo fatto con la stessa passione e lo stesso affetto che nutriamo per il Salone Internazionale del Libro di Torino e ci fa piacere che questo legame sia, quasi, anagrafico (il blog lo abbiamo pubblicato ufficialmente a inizio giugno, a non troppa distanza dal maggio del Salone).
Il criterio fondamentale in base al quale decidiamo gli argomenti è la curiosità. Pensiamo che per parlare con entusiasmo e in modo approfondito di un libro, di un evento culturale, di questioni legate al settore editoriale la curiosità sia il prerequisito fondamentale. Insieme alla voglia di fare tanta ricerca in merito a quell’argomento. Internet oggi, esplorato con discernimento, è una fonte importante di informazioni, e per parlare di qualcosa, di qualsiasi cosa si tratti, un minimo di ricerca è d’obbligo.
Un piano editoriale c’è ma è dotato di una certa flessibilità. Riguarda aspetti quantitativi, come il numero di articoli a settimana, ma anche aspetti qualitativi, se, per questioni lavorative o di studio, non possiamo dedicare il tempo che sarebbe necessario a leggere un libro con la cura dovuta o a fare ricerca su un determinato argomento... be’, in quel caso in una settimana possiamo arrivare a pubblicare anche un solo articolo – anche se abbiamo una schedule, per dirla all’inglese, e facciamo di tutto per mantenerla (qui entrano in gioco fattori come il rispetto per le case editrici con cui collaboriamo e anche solo semplicemente la soddisfazione personale).
Leryn: La Radical Book Fair ha permesso agli utenti di esplorare i meandri dell’editoria in tutti i suoi aspetti: hanno ascoltato le voci degli autori coinvolti, si sono soffermati sull’importanza della traduzione e dell’editing, per poi confrontarsi con il lavoro dei Social Media Manager e dei Book Influencer. Diteci la verità, non avete dormito per tre mesi per organizzarla, vero?
Radical Ging: Se non sono tre mesi, ci siamo vicini. Scherzi a parte, l’abbiamo fatto molto volentieri perché il mondo dell’editoria è la nostra passione e la fatica mentale, ma anche fisica, che si può provare nel fare un lavoro di questo tipo è ampiamente compensata dall’entusiasmo di chi è intervenuto, sia sul blog che in diretta, e dalla voracità curiosa con cui questi contenuti sono stati recepiti dalla comunità di lettori e non solo. Nel nostro piccolo abbiamo contribuito a gettare un po’ di luce sul dietro le quinte dell’editoria, un mondo nascosto fatto di luci e ombre. Che è poi quello che cerca di fare anche il Salone del Libro, in tutta la sua complessità e con la sua potenza di mezzi, nostra fonte di ispirazione per la Radical Book Fair e faro luminoso nel mondo fieristico italiano con il suo approccio ibrido a metà fra presentazioni di libri ed esplorazione della vastità del mondo editoriale.
Abbiamo cercato di fare questo – su scala ridotta – andando oltre il libro e l’autore per scandagliare le profondità di quello che si nasconde dietro, dalla redazione alla comunicazione digitale (Social Media Manager ma anche Uffici Stampa).
Leryn: Molti lettori ambiscono ad avere un proprio blog per condividere con altri appassionati le loro letture preferite. Che errori dovrebbero evitare, secondo voi, e cosa invece potrebbero mettere in atto sin dal loro esordio nel settore?
Radical Ging: L’unico vero errore è chiudersi a riccio. Un blog è per definizione uno spazio personale, se non ci si mette qualcosa di proprio, una parte della propria identità, viene difficile persino scrivere. Le parole scivolano via e si finisce per boccheggiare di fronte alla pagina bianca.
Un blog che funziona bene, e quindi che è coerente con se stesso, con il suo ‘proprietario’, è un blog che ha un’identità grafica (un sito facilmente navigabile e con una nota di gusto personale ben presente) e di contenuti marcata. Questo significa farsi forza delle proprie passioni – magari per un particolare tipo di letteratura o, al di fuori del mondo editoriale, per un particolare tipo di serie TV o film – e usarle per costruire un’immagine immediatamente riconoscibile.
La cura per l’aspetto formale e per quello contenutistico, come in ogni campo, sono sempre una nota di merito e regalano molte soddisfazioni. Ma non scordatevi che il vostro blog dev’essere sempre anche fonte di divertimento!
Leryn: Grazie mille per il vostro intervento e buon lavoro!
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