Lettori
fatevi belli, lucidate le vostre scarpette da ballo e seguitemi,
vi porto a conoscere Mecha e Max di "Il tango della vecchia guardia", scritto da Arturo Peréz Reverte ed edito da Rizzoli.
<< Ciò che ci racconta è affascinante >> disse. << Molto più di quanto immagina. E cambia alcune idee che avevo in testa. Vorrei assistere ... Vederlo nel suo ambiente. >>
Max fece una smorfia, evasivo.
<< Non viene suonato in locali raccomandabili, naturalmente. Non che io sappia. >>
<< Conosce posti del genere a Buenos Aires? >>
<< Qualcuno si. Ma non sono raccomandabili. >> E guardò Mecha Inzunza. << Sono posti pericolosi ... Non adatti a una signora. >>
1928. Max Costa, ballerino professionista su un transatlantico, invita a
danzare Mecha Inzunza, bellissima dama spagnola in viaggio alla volta
del Sudamerica col marito Armando de Troeye, musicista deciso a scrivere
per scommessa un tango che sfidi il Bolero del collega Ravel. Max e
Mecha sono presi da una danza dei sensi che va molto oltre l'erotismo
stilizzato del ballo: è l'inizio di un legame torbido, equivoco, che si
protrae una volta finito il viaggio, esplorando i bassifondi di Buenos
Aires alla ricerca del tango com'era prima di diventare di moda. Nove
anni dopo, a Nizza, Mecha e Max s'incontrano di nuovo. Lei indossa
sempre la sua bellezza elegante e altera, lui gli abiti e i modi
impeccabili che fanno di una vita di espedienti una forma d'arte: arte
che dovrà mettere a servizio di un atto di alto spionaggio. E ancora una
volta i due si separano, per rivedersi nel 1966 a Sorrento: ammaccato
da un'esistenza difficile, Max è l'autista di un ricco svizzero. Mecha è
al seguito del figlio, giovane genio degli scacchi che sta per sfidare
il campione del mondo in carica, il russo Sokolov. Di nuovo musica,
servizi segreti, furti e mezze verità per incorniciare il terzo atto di
un amore che ignora lo spazio e il tempo e brilla inestinguibile
riallacciando in un ultimo ballo due vite fatte per attrarsi e
respingersi.
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