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mercoledì 16 ottobre 2019

Recensione di "Il richiamo della foresta" di Jack London


Ciao Lettori, che rapporto avete con gli audiolibri?
Io inizialmente ero un pò titubante, ma complice la stanchezza mi sono decisa a provarli e sono rimasta pienamente soddisfatta.
Continuo a preferire il cartaceo o l'e-book, ma quando sono fuori casa non è male indossare le cuffiette e sprofondare in una storia.

Questa settimana vi parlerò di "Il richiamo della foresta" di Jack London.


 Sinossi

 "Venduto ai cercatori d'oro che lo mettono al traino delle slitte, Buck impara presto a sopravvivere alle fredde notti e alla legge primitiva e violenta degli uomini. Sullo sfondo dei ghiacciai del Klondike, Buck si lancia in imprese memorabili e, tra fatiche impervie e nuovi legami, si risveglia irrefrenabile in lui un istinto atavico che lo spinge verso la foresta, lo spazio aperto e selvaggio. 
Una traduzione cristallina, quella di Gianni Celati, che restituisce la fluidità del racconto panoramico e il largo respiro visionario di Jack London."


Recensione

La lettura di “Il richiamo della foresta” fa parte dei miei grandi recuperi di classici della letteratura. Sono tanti infatti i romanzi piacevolissimi e interessanti nominati di rado sui blog letterari, ma che gli appassionati lettori  sicuramente gradirebbero. 
Penso a “Via dalla pazza folla” di Thomas Hardy, “La casa nella prateria” di Laura Ingalls Wilder e così via.
Nel capolavoro di Jack London seguiamo le disavventure del cane Buck che dopo aver trascorso alcuni anni negli agi, tra padroni gentili e morbidi giacigli, si ritrova bruscamente strappato alla sua casa da un giardiniere senza scrupoli. Viene venduto per ingrossare le fila dei cani da slitta, richiestissimi per la corsa all’oro nelle fredde terre del Nord e da quel momento le sue giornate sono segnate dalla violenza,dalla fatica e dalla solitudine. Conosce la legge “della zanna e del bastone” perché né i cani che lo affiancano nel duro lavoro di traino, né gli esseri umani con cui entra in contatto sembrano disposti a concedergli un briciolo di considerazione. E’ soggetto in particolare al disprezzo di Spitz, l’animale che comanda la muta, sentimento che ben presto si trasforma in una feroce ostilità quando avverte che la sua autorità è in pericolo. Buck non si dimostra infatti un cane remissivo e timido, ma apprende rapidamente tutto ciò che gli serve per sopravvivere e difendersi, permettendo gradualmente alla sua natura di leader di emergere. La sua esperienza che ci fa vibrare d’indignazione, sperare e attendere con ansia il prossimo capitolo, non è poi così diversa da quella che vivono i giovani oggi. Una volta usciti dal nucleo familiare faticano a trovare la loro strada, sono spesso sottopagati, privi di contratto regolare e tutele. London, dopo tutti questi anni, riesce ancora a parlare al cuore dei lettori, ad appellarsi al loro orgoglio spronandoli a lottare per un futuro migliore. Non bisogna chinare la testa e accettare passivamente ciò che succede, soprattutto se non siamo soddisfatti della nostra vita. Il cambiamento è possibile, ma dobbiamo crederci fortemente, seguendo l’esempio di Buck.

Voto: 5/5



Di quali classici vi piacerebbe che parlassi?

Un salutone da 
Leryn

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