Secondo volume della saga sulle streghe del geniale Terry Pratchett e probabilmente uno dei migliori romanzi da lui scritti, insieme a "Streghe all'estero".
Nelle circa 300 pagine pubblicate in Italia da @salani_editore si ride
molto, per via delle scene surreali che questo genio del fantasy
umoristico ci ha donato, è vero, ma si prova anche una vastissima gamma
di sentimenti che vanno dall'indignazione alla commozione davanti alla
sete di potere della Duchessa che reputa la violenza l'unico strumento a
disposizione di un sovrano, alla follia che distrugge la mente del
Duca, alla collera che anima il fantasma del Re Verence ben lontano dal
rassegnarsi alla sua condizione, all'amore che i genitori adottivi
provano per il loro bambino, pur sapendo che un giorno lo perderanno.
Pratchett non manca inoltre di citare nel testo Peter Brook quando
specifica che "il teatro è lo specchio della vita" e il mio adorato
Leonardo da Vinci che come ricorderete non si dedicava solamente alla
pittura, ma era anche un inventore talentuoso, rendendo ancora più
accattivante il testo.
Nel volume precedente avevamo solo intravisto Nonnina W. all'opera,
mentre adesso le sue interazioni con Nonna Ogg e Magrat sono una più
divertente dell'altra.
Se
l'anziana W. rappresenta la strega di campagna, legatissima alla
tradizione, così la giovane e ingenua Magrat è il nuovo che avanza, con
il suo carico di modernità, candele colorate e bigiotteria tintinnante.
Voto:5/5 (Libro letto per la Challenge di @bookishgames_)
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