Titolo: Shakespeare and Company
Autore: Sylvia Beach
Casa editrice: Neri Pozza
Data di pubblicazione: 6 settembre 2018
Sinossi
Il 19 novembre del 1919 apre i battenti la libreria parigina più famosa
al mondo: la Shakespeare and Company.
Nelle vetrine fanno bella mostra
di sé le opere di Chaucer, di T.S. Eliot e di Joyce mentre alle pareti
sono appesi i disegni di Blake, ritratti di Whitman e Poe e due
fotografie di Oscar Wilde in brache di velluto.
A dare vita a tutto
questo è l’americana Sylvia Beach, un uccellino di donna che fuma come
un turco e che sognava di aprire una libreria francese a New York, prima
che l’amicizia con Adrienne Monnier la spingesse a dare vita a una
libreria inglese a Parigi. André Maurois è uno dei primi a fare gli
auguri alla neonata libreria, portando una copia del suo piccolo
capolavoro appena pubblicato: Les silences du Colonel Bramble.
Ezra Pound, fuggito dall’Inghilterra con la moglie Dorothy, si offre di
riparare una sedia e diventa un cliente abituale. E ovviamente non può
mancare il punto di riferimento degli americani a Parigi, Gertrude
Stein, con l’inseparabile Alice B. Toklas.
Shakespeare and Company diventa presto una tappa imprescindibile per
tutti quei pellegrini degli anni Venti che attraversano l’oceano e si
stabiliscono a Parigi, creando una colonia americana sulla Rive Gauche.
Ma anche per coloro che, non potendo permettersi l’acquisto di volumi
importati, si accontentano di prenderli in prestito.
La tessera per
abbonarsi vale, per gli scrittori dalle speranze in boccio, quanto un
passaporto e, benché la regola dica che non si possono ritirare più di
uno o due libri alla volta, Hemingway la infrange spesso portandosene
via una mezza dozzina, e Joyce ne prende delle sporte intere,
riportandoli dopo anni.
Ed è proprio a Joyce, e alla pubblicazione di Ulysses, che è
legato uno dei capitoli più interessanti della Shakespeare and Company.
Nell’estate del 1920, quando la libreria non conta ancora un anno di
vita, in Inghilterra Harriet Weaver, pioniera joyciana e direttrice
della rivista l’Egoist, ha già combattuto e perso la sua battaglia per l’Ulysses.
Nessuno vuole assumersi il rischio di pubblicarlo, «Al solo sentire il
nome di Joyce i tipografi inglesi scappavano come il diavolo davanti
all’acqua santa», temendo conseguenze penali. Solo una persona, intuendo
l’alto valore letterario di quello che è destinato a diventare uno dei
capolavori indiscussi del Novecento, è disposta a rischiare il tutto e
per tutto per darlo alle stampe: Sylvia Beach.
Curiosando nel Catalogo della Neri Pozza mi sono imbattuta in questo incredibile libro che l'anno scorso mi era sfuggito. Amo le librerie e la storia di questo celebre centro culturale non so davvero come mi sia sfuggita. Voi lo avete letto?
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
Un salutone da
Leryn
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