Follow Us @soratemplates

venerdì 2 ottobre 2020

Recensione: "I diavoli" di Guido Maria Brera


Titolo: I diavoli
Autore: Guido Maria Brera
Data di pubblicazione: 15 gennaio 2015
Casa editrice: Rizzoli

Sinossi

 Sotto la cupola di vetro della Royal Albert Hall, nel cuore pulsante di Londra, due uomini giocano a tennis nel silenzio di una sala da cinquemila persone, vuota. Derek Morgan, trader di una grande banca americana, può avere per sé qualsiasi posto. È uno che può tutto. 
All'italiano che saltella dall'altra parte della rete, Massimo De Ruggero, sta per annunciare che tornerà alla casa madre di New York e che ha scelto lui come successore: significa cinquanta milioni di dollari all'anno e un potere enorme, superiore a quello di qualunque politico. 
Quando è partito da Roma, Massimo voleva salire in alto, fino alla cima della piramide, e vedere il futuro prima degli altri. Adesso ce l'ha fatta, la City è ai suoi piedi. È arrivato il momento di volare, ma la caduta è iniziata da tempo, e lui lo sa bene. 
Ha capito che la finanza non è soltanto un vertiginoso gioco di prestigio, il livello dello scontro si è alzato oltre i limiti, e quello per cui si lotta non è più un profitto con molti zeri. 
È la sopravvivenza dell'Occidente così come lo conosciamo. Si dice sempre che i tessitori del nostro destino non hanno volto, che il loro trucco più diabolico è farci credere che non esistano. 
Guido Maria Brera ce li mostra per la prima volta da vicino, portandoci esattamente al centro della zona grigia dove nascono le decisioni, dove si esercita l'unico vero potere del nostro tempo. 
Questo è il romanzo che vi fa vedere dall'interno il ciclone che sta arrivando e dal quale nessuno potrà ripararsi.

Recensione

Leggere questo libro è stato come una lunga immersione in apnea.
Non sapevo nulla dei meccanismi che regolano la Finanza, ma ho deciso ugualmente di cimentarmi, perchè credo che ogni tanto sia necessario uscire dalla propria confort zone letteraria.
I personaggi creati da Brera sono l'elemento che mi ha colpita di più, a partire dal protagonista, (Massimo) che a 43 anni occupa una posizione apicale tra gli operatori finanziari europei.
Ha spesso tutta la sua vita per raggiungere la cima ed adesso che è finalmente in vetta non è felice.
Il tempo trascorso in ufficio e la reperibilità h24 hanno incrinato il suo matrimonio con Michela, allontanando questa coppia che era molto unita; persino la figlia sembra portare rancore per le ore sottratte alla famiglia in nome del Capitale. 
Massimo è ben consapevole dei meccanismi che regolano la sua professione anche se comincia a stancarsi della mancanza di scrupoli e voracità dei potenti colleghi e superiori.
Creare un'illusione. Smerciare un'illusione. E trattenere una percentuale.
 Lui è sempre stato un passo avanti, sin da ragazzino, ma adesso sembra trovarsi in una situazione senza uscita. 
Il crollo dell'economia nel vecchio continente minaccia di diventare realtà e deve decidere se contribuire o illudersi di impedirlo.
Nessuno è onnipotente e ogni azione ha delle conseguenze: il rischio che Massimo sta correndo è altissimo e il suo fisico comincia a mostrare i primi pericolosi segnali di allarme.
Attorno a lui si muovono altri operatori finanziari, matematici o analisti, ma questa decisione, la più importante della carriera, deve prenderla da solo.
Brera, in un libro sui numeri, ci mostra come il cuore della trama siano in realtà le parole.
Quelle pronunciate, non dette, immaginate.
Le parole sono armi e balsamo. Feriscono o curano, saldano legami o separano irreparabilmente. Sono meno oggettive dei numeri, ma quando si trovano quelle giuste, disponendole una di seguito all'altra nella sequenza esatta, allora è come creare una forma di vita.
Delle frasi affrettate, dettate dal dolore, segnano la fine del suo matrimonio, altre parole sono invece fondamentali per salvare il rapporto con i figli e quelle pronunciate dall'ultima persona da cui lui si sarebbe aspettato di sentirle, in un giorno di pioggia, gli mostrano la strada per ritrovare la fiducia e ricominciare a respirare.
Al termine della lettura, quando si riemerge da questo folle mondo che l'autore descrive, ci si sente diversi e ancora più consapevoli dell'importanza delle piccole cose.
Come sosteneva Hans Christian Andersen "Limitarsi a vivere non è abbastanza. 
C'è bisogno anche del sole, della libertà e di un piccolo fiore."

Voto: 4/5

Nessun commento: