Recensione
Ciao lettori! Ho terminato il monumentale "Moby Dick" di Herman Melville, nella magistrale traduzione di Cesare Pavese per @adelphiedizioni .
Questa storia, purtroppo, non ha catturato come speravo la mia attenzione a causa delle numerose digressioni che spezzano il ritmo della narrazione.
La mia sarà comunque una unpopular opinion sono a metà perchè riconosco la genialità di Melville, ma continuo a preferire le ambientazioni cittadine tutte balli e ombrellini di pizzo.
Le sanguinose avventure dei ramponieri sono descritte con dovizia di dettagli e riflettono il vagabondare per mare dell'autore. Ci restituiscono così un onesto spaccato della quotidianità su una baleniera, tra incarichi massacranti e divorante nostalgia di casa.
Melville non ci risparmia nemmeno la follia del povero Pip o il dramma vissuto da un capitano che perde il figlio in circostanze drammatiche.
L'ossessione di Achab ha cancellato in lui ogni briciola di umanità , fino al drammatico epilogo, in cui a far le spese della sua mancanza di senno saranno degli innocenti che per paura o rispetto non hanno avuto il coraggio di contrastarlo.
Queequeg e Starbuck si sono rivelati dei comprimari molto interessanti: il primo ha dimostrato un coraggio da leone e cieca fedeltà ad Ismaele, mentre il secondo ha più volte tentato di far ragionare Achab, seppur invano.
Ho un rapporto conflittuale con la letteratura americana, ma sono comunque felice di aver portato a compimento questa lettura che si è rivelata, nonostante tutto, davvero unica nel suo genere.
Voto: 3/5
Quali libri siete stati tentati di abbandonare?
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